mercoledì 6 febbraio 2008

T02.COME E' VERAMENTE la mia Matematica

BLU.
La mia matematica è BLU.
Non mi ricordo i primi passi di questo rapporto e sarà dunque interessante e probabilmente sorprendente ripercorrere le tappe di questo viaggio; tuttavia ciò che immediatamente sento pensando a questa disciplina è …
BLU. Blu la copertina del quaderno alle scuole elementari, blu la calcolatrice ed il compasso.
Blu la sensazione di calma e sicurezza che la matematica sa infondermi .
“Nihil sub sole novi” direbbe qualcuno.
E non avrebbe torto.
La matematica è rigore, certezza, conferma. Non è opinabile, crea ordine nel CAOS e per questo nel tempo studiosi e filosofi l’hanno assunta a illusorio strumento di controllo della realtà.
Si, illusorio. E fino a qualche tempo fa lo avrei affermato con una certa sufficienza che probabilmente ha le sue radici nel mio essere credente.
Godo del piacere intellettivo che sta dietro alla speculazione logica, alla messa alla prova delle proprie competenze e potenzialità, alla problematizzazione, ma in qualche modo ho sempre considerato la matematica una scienza fine a se stessa che insegue l’ingenuo tentativo di quantificare l’infinito, dunque una disciplina capace di nutrire solo la mia parte razionale ma di non soddisfare la mia “fame”.
Da qualche tempo qualcosa è cambiato.
Voglio spiegarvi COME…
Voglio spiegarvi COSA…
Forse il mio rapporto con la matematica ha avuto inizio il 12 .07. ‘81… o forse no.
Ma l’oblio relativo all’”incontro” e ai passi compiuti mi fa pensare che sia avvenuto tutto in maniera assai naturale e inconsapevole, proprio come ti accade … la vita.
Non credo di avere delle spiccate doti matematiche. No, anche se al liceo partecipare alla versione italiana della competizione Mathematique sans Frontieres mi faceva spesso sperare in questo. Non ho mai superato le fasi iniziali, ma ogni volta pensavo che l’anno successivo ce l’avrei fatta.
La matematica sapeva offrirmi il piacere di individuare schemi nascosti, di organizzare i miei pensieri, di inventare soluzioni originali ad un problema e a tutto questo si aggiungeva il brivido della sfida. Inutile dire che ciò contribuiva ad accrescere la mia motivazione allo studio.
Non so prendere posizione circa l’annoso dibattito relativo alle doti matematiche innate, non possiedo gli strumenti e le conoscenze per farlo, ma credo comunque che una predisposizione temperamentale e caratteriale allo studio della disciplina, debba avere l’occasione di “scoprirsi” in maniera più o meno consapevole, di esprimersi ed, eventualmente, di rafforzarsi all’interno di un contesto stimolante.
Sono stata fortunata.
Il mio temperamento calmo e ed il mio carattere tendenzialmente timido (almeno fino all’età adolescenziale) sono stati una buona “base biologica “ per lo studio della matematica (penso che abbia origine qui il piacere che c’era per me nell’immergermi , anche per ore, nel più assoluto silenzio per ricercare la soluzione di un algoritmo, o per studiare una funzione) , ma non credo avrei fatto grandi passi avanti se non fossi stata “bagnata” di matematica.
Sostanzialmente credo che siano due le persone che hanno segnato in maniera significativa il mio cammino matematico…
Mio padre, Vincenzo Nibali, è dirigente dell’area logistica di un’azienda locale ed è una delle persone più razionali che abbia conosciuto sino ad ora.
Non condivido molte delle sue posizioni e idee dettate da un approccio alla vita – a mio avviso – troppo rigido, ma lo ringrazio con amore filiale per avermi insegnato uno dei segreti della conoscenza …

PERCHE’?

Da piccola a volte era difficile seguire le “peregrinazioni” del pensiero verso cui mi spingeva.
La chiave del PERCHE’ è ingannevole…
Credi di chiudere una porta e ne apri innumerevoli altre.
Col passare del tempo però è diventato un gioco e forse oggi è una “forma mentis”.
La capacità di spingersi oltre, di cercare di arrivare alla radice delle cose, di scoprire e analizzare i legami di casualità tra gli eventi, la tendenza a problematizzare le situazioni.
Questo il dono prezioso che credo mi abbia fatto inconsapevolmente mio padre.
Un’ altra persona importante che ha segnato il mio cammino matematico è stato il professore Dario Pavesi che ricordo con affetto.
Terminate le scuole medie ho scelto con leggerezza di frequentare il liceo scientifico. Non avevo una specifica predilezione per la matematica, ma il piacere per lo studio e la comodità dei trasporti sono state buone motivazioni per compiere quel passo. Le “questioni affettive“ hanno poi fatto il resto, indirizzandomi alla scelta della sperimentazione informatica.
Se avessi scoperto di avere difficoltà in materia sarebbe stata davvero la fine!
Per fortuna non è stato così.
Del mio docente ricordo il rigore, la riservatezza, la passione per la disciplina che hanno contribuito a far nascere in me stima nei suoi confronti e interesse, nonché impegno nello studio della matematica.
Era un insegnante riservato anche nelle spiegazioni… non amava comunicarci le soluzioni. Mi piaceva questo suo metodo, stimolava la mia attenzione e mi permetteva di scoprire il lato creativo della matematica.
Essere riconoscente e grata a questa persone vuol dire per me oggi, fare mie, nel mio ruolo di educatrice “votata” alla scuola, le parole di Antiseri:

Il problema è il primum dell’insegnamento. Il problema è il fondamento della motivazione a ricercare.

Michele, portatore di disabilità, i “miei” ragazzi del doposcuola, i “miei” bambini stranieri, mi permettono di capire come la matematica sia ad un tempo linguaggio universale che, scolasticamente parlando, ci permette di entrare facilmente in contatto con l’altro “bypassando” il medium verbale, ma anche linguaggio con il quale coltiviamo un rapporto assolutamente individuale, fatto di entusiasmi e incomprensioni.
Questi ragazzi mi interrogano.
Anche dal punto di vista matematico.
Come aiutarti a comprendere la logica di una divisione?
Come aiutarti a capire il segreto di quel problema?
Come permetterti di scoprire il lato affascinante e divertente di questa disciplina?
Sfide quotidiane che mi riportano al liceo.
E quando qualcuno di loro arriva alla soluzione, sento di aver superato un’altra fase delle mie OLIMPIADI…
Mi piacerebbe poter continuare a lavorare per loro in maniera più consapevole e strutturata.

Dopo un percorso di studi che ha fatto altra strada,ritrovare la MATEMATICA sui banchi dell’università … è stato un grande piacere.
Ho frequentato parzialmente le lezioni, ma è bastato per accendere nuovamente la scintilla dell’attrazione nei confronti di questo sapere.
Einstein diceva che la mente è come un paracadute: va tenuta aperta perché funzioni.
Questi corsi sono stati questo per me: la possibilità di APRIRE…


Numerose le finestre.
I'avvincente rapporto con la tecnologia.
La scoperta di IPERLOGO, un linguaggio per me nuovo, di cui ancora non conosco appieno “sintassi e semantica”.
Le considerazioni circa la relazione esistente tra matematica e gioco alla luce della quale ho rivalutato le finalità della disciplina.
La conoscenza “virtuale” ,e non, di numerose personalità che contribuiscono con il loro impegno, la passione e la creatività, alla costruzione di un nuovo sapere matematico: la dott.ssa Borasi, gli esperti del centro OPPI, Niccolai e Codetta, il professor Lariccia.
L’affascinante mondo dei frattali, per cui vorrei spendere qualche parola in relazione, come accennato, al mio nuovo rapporto con la matematica.
La teoria frattale dimostra che, nel momento in cui si spinge l’analisi oltre una certa soglia, molto al di sopra delle capacità percettive dei nostri sensi, che possono “vedere” solo delle caotiche “macchie,” si scoprono arabeschi esteticamente affascinanti. Le “macchie” in realtà divengono espressione di un infinito.
La Matematica non può certo fornire le risposte ai misteri del mondo, e nello studio dei frattali sembra quasi riconoscere questo limite portando il pensiero verso una dimensione religiosa, intesa come la capacità di saper guardare a noi stessi e al mondo con la certezza che tutto ciò che ci succede ha un senso originario.
Ai miei occhi è come se avesse compiuto un’”ammissione di colpa” e dunque è stata in grado di riconquistare la mia stima.


Non si arriva ad una meta se non per ripartire…


Tuttavia c’è un’altra chiave alla base della conoscenza, senza la quale non sarà possibile accedere ai suoi misteriosi mondi. Qualcuno dice che sia un concetto che arriva dalla teologia medievale. Io credo che arrivi da molto più lontano. È inutile che ve lo spieghi, lui sarà in grado di raccontarvelo certamente meglio di me…
(cliccate il titolo del post)

2 commenti:

Giacomo ha detto...

Ciao, vuoi fare uno scambio link?
Saluti
Giacomo

Anonimo ha detto...

ki ho davanti?n sarai un frattale, ma sei infinita..